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Abbarbicato lichene a presunte
certezze
Aborrendo, sterile, lo sguardo fermo
Ammorbano, intriganti sparvieri
aggrappati
Anch'io ho visto
Come Arianna giacque
Contento dei deserti, appoggio
Da lontano giunge lo sguardo
dell'uomo,
Detesto la montagna.
E s'accende, sdrucita, sui miei jeans
Emergono dall'acqua incatramata
Forse lo sguardo s'appoggia,
rinunciando
Gli occhi senz'altro;
Ho bisogno d'una piazza
La categoria della morale
La fiamma ossidrica sigilla memorie
ricorrenti
La tua antipatica freddezza si è
dissolta all'istante.
Le vecchie case spandono colori terra
al tramonto, e a tratti,
No!, non d'annullarti io chiedo, né
muto
O che tu giochi a carte, piegato
Si battono, l'un l'altra, alta, la
mano,
Sui detriti del Bova, fra l'intreccio
di una brughiera
Ti hanno detto:
Traduci messaggi criptici a la tua
voce,
Voglio, aspettando che i dati
Vorrei che la mia saggezza ormai
antica, |
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