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RISPOSTA
Piccola ballata sull'intolleranza e l'identità

 

a Anna

  No!, non d'annullarti io chiedo, né muto
restare a vederti, di sasso, giocare
un rito di seduzione che spesso si risolve
in una partita con regole che non sai;
ma vedo la rabbia, la stessa che ho avuto
alla tua età, e riconosco i segni della fatica
ingabbiata, per trovare i confini della propria identità.
Guardare, Anna, sognare la propria coscienza
non te lo toglie nessuno, se solo non vuoi;
ma ognuno dei tuoi, amici che siano
od aguzzini, dotti signori o compagni
di strada a te assai più vicini , ognuno
vorrà dire la sua sulla tua differenza, ognuno
cercherà di frenare la tua temuta individualità.
Le mani cercherai di stringere, e spalle
d'abbracciare, e un volto da guardare
con speranza troverai, ma l'urlo non si quieta
fino alla lieta novella, proprio quella che non viene mai.
Abbi il coraggio della solitudine, Anna,
quella dell'intelligenza; non è la cultura
che ti deve far paura, ma la sua assenza,
non la conoscenza di cifre e di date, lasciate
in un angolo a far bella mostra di sé. La tua paura
nasce da te, dalla voglia di far chiarezza
nell'oscura giostra della tua giovinezza,
e per fortuna che c'è.
Bisogna esser soli per essere eroi
ma poi, per vincer le guerre,
bisogna far alleanze: cercherai gli uguali
e fiera marcerai nel branco, poi i diversi,
che ti camminano a fianco dispersi sul fondo della via,
tutto proverai per la tua fertile curiosità di poeta,
ma alla sera, nel perfetto silenzio
del pensiero, rimuginando sull'esser sola
ti rigirerai nel letto, e non consola nemmeno
l'affetto d'un amico. E' crescere, ragazza!
E' energia che si sprigiona! E' anarchica
libertà, appartenenza gerarchica alla specie
per la propria emergenza: è un rito antico
e pieno di dolore, un intrico di emozioni,
ma ci riesce davvero a venir fuori
chi non rinuncia, chi non bara, chi non cerca
il conforto, ma, a torto o a ragione,
cerca l'applauso, il trionfo, la soluzione
finale, anche se qualche fischio non fa male,
e si sa che accompagna da sempre,
per invidia o per insipienza,
la flebile arroganza di una presunta presunzione.