a Dada
| Emergono dall'acqua incatramata come cormorani mediorientali, emblema catartico degli umani aneliti all'autodistruzione, i sopravissuti. Si sbarazzano con gesti semplici, sicuri, del liquame che li insozza, camminano spavaldi aiutati dall'effetto vento e dal controluce che gli muove i capelli, e mostrano maschere lucenti, e volti aperti, sguardi sorridenti al domani spalancato sul successo. Belli, senza morale, senza legami senza nemmeno la paura che un gesto nasconda un'idea, senza il pensiero che Voltaire possa essere esistito, sanno cancellare la storia con un elegante gesto di arroganza che per la sua esecuzione schietta suscita un applauso, e la battuta che confonde Karl con Groucho risuona di grida diverse, devastanti. Il mio rantolo si fa vaticinio, oracolo intimista, ricordando le fenici già vedute, le rivoluzioni già consumate e cantate dalla solita tigre di carta che si è fatta opposizione. La mia ansia brucia al pensiero dei nuovi mostri, e li genera la mia paura |