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SUL CORPO DELLA DONNA AMATA
Commentario alla III elegia del I libro di Properzio

 

a Dada

  Come Arianna giacque
(e Teseo per mare fuggiva
piantandola in (N)asso) sulla spiaggia deserta
languida totis resoluta medullis
(Ovidio Metamorfosi IV),
perfide deserto liquisti litore (pazzo!), Teseo,
o come strepenata baccante (da pennis o penis non saccio)
da balli continui,
a terra s'abbatte (jacuit/accubuit)
-o forse cadére soltanto?-
tal Cinzia, tu (Dada) m'appari/m'appare
con ìn/cérte màni tenéndo la tésta (non cèrtis
certamente litote più forte d'incertis),
lento il tuo piede; -vestigia per pedes? normale!-
Trahere e non prémere! Oh Dei dell'Olimpo!
rubor mihi est per duplice ardòre di Bacco e d'Amore.
Scoprirla (coprirla) di baci: -con l'arma già in mano-
( indubbio: lezione sbagliata! Fuor che turbare
la quiete ed il sonno -volgare trascrizione
di clerici vagantes in cerca d'attrazione-
Commentario più forte/grande -magnum-
accedere corpus), oh! molto meglio fixus haerebam
-tenebam, certo, non certum-
abditum latére in occulto
(ciceroniano si ricordi l'esempio)
stupore nimio defixus tacitus haereba(m/t)
Apuleio: Passeratius tramanda.
Ed ora staccavo i petali (belli)
dalla fronte alle tue, Cinzia,
(é altamente affettivo il nome al pronome accostare),
tempie ponevo
(l'adonio incalzante alla fine s'impone).
Ora gaudbam adgiustando i lapsi capelli (formare)
in adhaerente contatto, e la mela -modo fure-
in-man-ti-ponevo
ignara et ingrata che nun-la sentivi.
Fùrtivo mùnere, se guardarti
o svegliarti, amor non metus me tenet:
ti guardo fino al risveglio
fin che la luna (cum) radiis leggeri
ti ha aperto gli ocellos còmpositòs.
Et altro non dico.