a Dada
| Come Arianna giacque (e Teseo per mare fuggiva piantandola in (N)asso) sulla spiaggia deserta languida totis resoluta medullis (Ovidio Metamorfosi IV), perfide deserto liquisti litore (pazzo!), Teseo, o come strepenata baccante (da pennis o penis non saccio) da balli continui, a terra s'abbatte (jacuit/accubuit) -o forse cadére soltanto?- tal Cinzia, tu (Dada) m'appari/m'appare con ìn/cérte màni tenéndo la tésta (non cèrtis certamente litote più forte d'incertis), lento il tuo piede; -vestigia per pedes? normale!- Trahere e non prémere! Oh Dei dell'Olimpo! rubor mihi est per duplice ardòre di Bacco e d'Amore. Scoprirla (coprirla) di baci: -con l'arma già in mano- ( indubbio: lezione sbagliata! Fuor che turbare la quiete ed il sonno -volgare trascrizione di clerici vagantes in cerca d'attrazione- Commentario più forte/grande -magnum- accedere corpus), oh! molto meglio fixus haerebam -tenebam, certo, non certum- abditum latére in occulto (ciceroniano si ricordi l'esempio) stupore nimio defixus tacitus haereba(m/t) Apuleio: Passeratius tramanda. Ed ora staccavo i petali (belli) dalla fronte alle tue, Cinzia, (é altamente affettivo il nome al pronome accostare), tempie ponevo (l'adonio incalzante alla fine s'impone). Ora gaudbam adgiustando i lapsi capelli (formare) in adhaerente contatto, e la mela -modo fure- in-man-ti-ponevo ignara et ingrata che nun-la sentivi. Fùrtivo mùnere, se guardarti o svegliarti, amor non metus me tenet: ti guardo fino al risveglio fin che la luna (cum) radiis leggeri ti ha aperto gli ocellos còmpositòs. Et altro non dico. |