a Dada
| Contento dei deserti, appoggio le incertezze, tribale retaggio di stupidità accumulate, sulla fuga ideale di parole sciolte che, sfumando l'una nell'altre i significati acquisiti, frugano, impastando timori incrostati con nuove ansie angoscianti, i recessi più inconfessati della mia storica vigliaccheria. Proteggo la mia paura dietro il velo leggero della conoscenza che serve soltanto a fagocitare il confine prossimo della mia imbecillità arroccata sui frammenti di verità altrui, accatastate in ordine sparso e casuale sulle esperienze subite per forza di un contratto sociale che gli altri, gli imbelli, hanno voluto vincente senza riuscire a porre le regole del gioco. |