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DOPO MARX, APRILE
Metastasi di una situazione

 

a Dada

  E s'accende, sdrucita, sui miei jeans
sopravvissuti, e la mia pancia che straborda
dall'età mancata, dimentica
della crudeltà del mese che generava
fertili ambiguità sui sogni, l'estate:
maturo pachiderma lento della sua stolida calura.
S'accende e grida, vociando
ché si conosca la sua volgarità rigogliosa
fiera delle pieghe di grasso
che descrivono in volute arabeggianti
più la mancanza d'idee che l'opulenza.
Io appartengo al mio languore
ed all'inedia, osservando
con lo sguardo inutile del testimone
sparire e morire il coraggio che ebbe
quella grande paura, in cui l'orgoglio
fu un gesto in divisa e il pensiero
un codice per appartenere al gruppo esploso
degli altri uguali. S'accende l'estate,
e, come il sole, avvampa, riducendo a macchia
in controluce
i due giovani stupidi privati della morte
e del desiderio.