a Blando Maria Melli
| La categoria della morale vomita giudizi sugli assenti, e il numero, estraneo, si erge, certissimo, tra le vanità del mondo. Sconvolge, ripercorrendo la storia, la sua presenza armonica, e un po' comica, a definir la scienza e il bello. Unico assente, il cervello piange l'ansia dei suoi confini che si confondono e nascondono fra calcoli e intuizioni. I grandi, i coglioni, ne scoprono, con studi, guerre, computer e diatribe, le relazioni, ma mai le passioni, nascoste nelle pieghe della cronaca umiliata. Un bambino grida: "A me piace il due perché è secondo!", "A me la sequenza oscura dei numeri veneziani", mi sussurra il vecchio psicanalista tenendomi le mani durante l'intervista, "e poi il sette è bello", e tutto il mondo, come in un bordello, scopre che non sarebbe male, e fors'anche strumentale e pratico, che il numero avesse una morale conosciuta e riverita non per magiche astrazioni, ma per parlar normale, ed irrilevante se si beve o se si va a votare. |