a Corrado Caselli
| Vorrei che la mia saggezza ormai
antica, prefica piena d'arroganza altera, costruita sulla metrica della costante distanza dai luoghi della guerra, producesse rassegnato ottimismo per il cambiamento che doveva pur accadere, e che insieme avevamo auspicato. Vorrei vedere seppur piccoli lampi di luce nella ragazzina sculettante che seduce assuefatte platee, nell'arrivato campione del libero scambio profeta del rinnovamento che costruirą mercato, ed anche nel giudice osannato che rende visibile non tanto il suo incorruttibile disegno quanto il suo disprezzo per la dignitą dell'altro, e lo scaltro gesto contadino calato nel software elettronico di una sintassi approssimativa. Ma non vedo che l'involuta ripetizione di una lezione gią studiata, una riverniciata nuova ad un palazzo gią cadente, non vedo che la forza bruta appena mascherata da un grezzo sorridere sguaiato. E le mie mani rimangono raggrinzite a voltare la pagina di un giornale rassegnato, e le mie orbite fisse, ad una nuova insistita ripetuta apocalisse. |