a Mario Mariani
| Le vecchie case spandono colori terra
al tramonto, e a tratti, negli scatti rapidi degli anziani, riconosci la mano, un'abitudine al centro, a Milano. Sopravissuti artigiani espongono mediocri documenti di storia riflessi nei vetri delle auto parcheggiate sul marciapiede, la sede stradale ingombra di un traffico naturale, mentre noi, gli sconfitti, osserviamo la gloria di un frammento di segno lasciato da Tallone nel tormento della nostra memoria. Quando verranno non sapranno della tua fatica ad esistere, non ti riconosceranno nemmeno il privilegio d'aver di fronte un giardino dove vive Enzo Mari, e guarderanno il Brissago lasciato vicino alla bottiglia del Passum come un segno evidente della tua decadenza. Forte della tua necessità hai provato a sognare le cose che avevi d'intorno: fino alla prossima curva, di giorno, nel sole, la strada immutata da sempre, e non la muta il tuo sogno, il tuo passo, e il rispetto che devi alle cose ingigantisce la tua pietà e fa grande il tuo quotidiano, assente, scorrere del niente. |